In occasione della maratona internazionale di Seoul un gruppo di koreani adottivi correrà la distanza regina o la 10 km: un modo sano, alternativo e coinvolgente per riappropriarsi di parte delle proprie radici. Per molti di noi tornare in quella Korea che ci ha visti nascere non è così scontato, ma farlo attraverso uno strumento importante come quello sportivo con i suoi valori globali ed universali, è motivo di orgoglio oltre che di accettazione e riscatto. Anche InKas, International Korean Adoptee Service Inc crede in questo progetto e ci sta aiutando a promuovere e sostenere l’evento facendo da ponte di collegamento tra la Korea e tutte le nazioni coinvolte.
“Sono mamma, moglie e maratoneta: ho sempre sognato di poter correre la distanza regina a Seoul, la città che mi ha vista nascere e in cui ho vissuto i primi quattro anni della mia vita prima di essere adottata in Italia. Ma non voglio farlo da sola: sono un “lupo solitario”, ma ho imparato che a volte il branco fa la differenza: insieme si può ed è anche più bello.
Il prossimo 18 marzo sogno di correre la Seoul International Marathon insieme ad altri koreani adottivi da tutto il mondo: per riappropriarci di parte delle nostre radici attraverso la fatica e i valori universali dello sport, creando legami importanti.”
A Kim è successo proprio questo e sembra strano ma, il momento in cui è riuscita a fermarsi e capire si è verificato grazie alla corsa.
Nam Soon Kim D’Amato è nata a Seoul in Corea del Sud e lì ha vissuto fino all’età di 4 anni quando è stata adottata da una coppia di italiani. Una infanzia serena grazie all’amore e alle cure dei suoi genitori adottivi, non è tuttavia riuscita a placare quella sua costante ricerca delle proprie radici.
Andando avanti con gli anni però, sentivo dentro di me un richiamo. Le mie radici mi cercavano e io le volevo conoscere. Nonostante l’affetto dei miei genitori adottivi, dentro di me sentivo che mi mancava qualcosa e quel qualcosa lo avrei potuto trovare solo nel mio paese d’origine. Ero figlia di due mondi e, nonostante uno lo volessi allontanare, faceva comunque parte di me.
Così iniziai a vivere la Corea. Ci sono periodi dell’anno che vivo là solo per il piacere di trascorrere del tempo nel mio paese natale. Nel 2000 poi, ho girato tutta la Corea del Sud in bicicletta con 50 kg di bagaglio, sparandomi con il mio compagno 1600 km in 3 settimane! Un’avventura.
Io mi definisco un “lupo solitario” perché sono una testarda e perché difficilmente riesco a lavorare in gruppo e la corsa in questo senso mi rappresenta perché è uno sport solitario dove puoi contare solo su te stessa anche se…”
All’appello hanno risposto dagli Stati Uniti e da varie zone d’Europa. Sarà un ritorno a casa.
Sarà una sfida nella sfida e abbiamo avuto già numerose testimonianze a sostegno del progetto. Abbiamo anche una nostra pagina Facebook tramite la quale si potranno seguire passo dopo passo le tappe di avvicinamento a questa avventura.”
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