Ogni tanto nella vita bisogna anche decidere di fare qualche cosa di diverso dall’ordinario, bisogna evitare che tutto diventi normale e scontato.
Questa l’idea che ci ha preso e così, due semi pazzi valsuganotti hanno deciso di intraprendere una corsa alternativa come fanno molti, girando per il mondo internet nella sua ricerca, l’attenzione si e’ soffermata sulla Desert Run in Marocco, gara a tappe di 15 21 e 26 Km, 62 totali. Non tanti, non pochi, per chi non sa cosa vuol dire correre nella sabbia e nel deserto, la domanda viene spontanea ma non altrettanto la risposta.
Ad agosto abbiamo fatto l’iscrizione e poi piano piano abbiamo iniziato a prendere qualche informazione su cosa stavamo andando a fare e come farla. Più passavano i giorni più aumentava anche la consapevolezza dell’ignoto , ma anche l’infrenabile voglia di attendere il mitico 8/10/2015 giorno della partenza .
Abbiamo girato vari siti per avere informazioni sul materiale tecnico con cui correre specialmente le scarpe; normali, con ghette con scarpe apposite? Tutti davano la propria versione, noi ci siamo affidati ad un negozio di Bassano specializzato nella cucitura su scarpe del velcro per le ghette e via. Col senno del poi la miglior cosa che abbiamo fatto.
Finalmente ecco l’ 8 ottobre partenza da Venezia in direzione Barcellona con volo delle 9.20 arrivo alle 11 in terra Iberica e poi l’ attesa fino alle 15.30 quando era previsto l’appuntamento per tutti i concorrenti e conseguente partenza per Errachidia nel cuore del Marocco con volo chiarter . Mentre passavano le ore iniziavamo ad inquadrare i possibili concorrenti.
Alle 15.30 la perfetta organizzazione della Sportravel spagnola si è presentata puntuale e dopo i controlli di rito dei partecipanti partenza per l’imbarco sul nostro aereo.
Dopo circa 2 orette di volo in cui nell’ultima parte l’aereo ci ha fatto capire che il percorso che ci aspettava era sconnesso, visto le turbolenze, siamo atterrati ad Errachidia, ad attenderci oltre a un paiper e un elicottero unici mezzi presenti in aereoporto un gruppo di musicisti locali e un bel ristoro. Fuori dell’aereoporto 40 jeep ci attendevano per portarci in albergo al confine del deserto circa 60 km più a sud.
Siamo arrivati giusti per ora di cena e per briefing sulle gare dei giorni successivi , a seguire veloce salto nel letto per riposare iniziando a gustarsi il profumo del deserto che ci circondava e che faceva si che la nostra idea di essere li sembrava sempre più corretta.
Venerdì mattina ore 6 sveglia ore 8 consegna pettorali nel piazzale dell’hotel dove abbiamo fatto il riscaldamento. Eravamo in 120 sotto il gonfiabile della partenza, ore 9 precise colpo di pistola e via subito lotta tra i concorrenti e subito le prime dune di sabbia per farci capire dove eravamo . Il resto della prima tappa si è svolto su un percorso sterrato passando su delle piste battute dal passaggio delle jeep. Il percorso era perfettamente contraddistinto da dei segnali di calce bianca ogni 3 metri, con frecce per terra e bandiere alte sul percorso . Al 12° km inizia la parte dura della tappa, davanti a noi si ergono le mitiche dune di sabbia da scalare , la sabbia ti avvolge i piedi , la fatica aumenta immediatamente visto il fondo, ma le nostre ghette fanno magnificamente il loro dovere. Volatona finale per il secondo posto conquistata stringendo i denti da me rintuzzando nel finale un tentativo di ritorno degli spagnoli. Nulla da fare per il primo posto conquistato da Chema Martinez campione europeo dei 10.000 nel 2003 con 27°48”, 8° ai campionati mondiali di maratona e primo degli europei con 2h 08 nel 2004 e a lungo nella nazionale spagnola, ora specializzato in gare nel deserto. Attenzione che comunque 9° al traguardo arriva anche Francesco dopo una www giudiziosa in controllo degli avversati. Risultato per lui, 2 di categoria a 2 minuti dal primo ma il terzo sulle tracce.
Qui tutti coloro che si controllavano hanno capito che forse dovevano fare i conti anche con 2 trentini.
Successivamente un po’ di piscina, poi passaggio dal massaggiatore messo a disposizione dall’ organizzazione. Inizia il lavoro più difficile di questa trasferta ripreparare le valige per altra partenza. Nel primo pomeriggio partenza per il deserto , dopo alcune visite al museo dell’automobile e ad alcuni villaggi e case berbere, si arriva ai piedi del deserto del Erg Chebi dove si sale in groppa ai dromedari e via per vedere il tramonto sulle dune del deserto. Uno spettacolo meraviglioso, salgono le ombre della notte e veniamo portati al nostro secondo albergo, dove comunque veniamo messi a dormire in un campo tendato come usano i berberi del luogo. Bella esperienza anche questa , il mattino sveglia alle 6, colazione preparazione delle valigie e pronti alle 9 per la partenza della seconda tappa 21 km. Ci siamo accorti che stranamente siamo passati da sconosciuti a persone che tutti salutano, spagnoli compresi , ci chiedono come stiamo, ci fanno i complimenti per il giorno prima e da atleti si vede che ci temono.
Sparo di pistola via ancora tutti assieme prima parte su sabbia e poi come il primo giorno su percorso sterrato composto principalmente da sabbia battuta e piccolo pietrame. Si delineano subito le posizioni Chema se ne va, io lo seguo a distanza, dietro il gruppo si assottiglia ma noto che Francesco inizia a scaldare i motori e frustare i suoi compagni di categoria che lo marcano. Tappa bellissima in cui attraversiamo dei paesini di case costruite con mattoni di terra cotta, dove noi siamo la grande attrattiva, i bambini ti corrono vicini scalzi con le ciabatte in mano per non romperle, probabilmente le uniche che hanno . Anche se fa caldo mi viene freddo a guardali correre scalzi sui sassi come nulla fosse, e pensare che io li sentivo sotto le mie scarpe A3. Ad un certo punto mi giro sulla mia sinistra e vedo uno scenario pazzesco, stavo correndo da solo con una cornice di dune di sabbia baciate dal sole che disegnavano un quadro da sogno.
Come sempre accade, questo finisce, al 18 km ritroviamo le dune di sabbia da attraversare, fortunatamente erano più basse delle precedenti, o forse anche perché avevamo capito come correrci sopra sono scivolate via più veloci, le nostre ghette funzionano a 1000. Arrivo seconda tappa vince sempre Chema dopo 6 minuti circa arrivo io secondo e dopo alcuni concorrenti scorgo la sagoma di Francesco che arriva come fosse inseguito da una tormenta di sabbia velocissimo. Ottimo 6° posto per lui e recupero di circa 30 secondi sul primo di categoria, perso nella tormenta che aveva creato il 3° di categoria. Io sono riuscito a mettere circa 2 minuti di distacco dal terzo in classifica, non male penso.
Attimo di riposo con complimenti scambiati tra tutti i concorrenti , massaggio di rito bagno in piscina, pranzo, piccolo riposo e poi ovviamente lavoraccio con le valigie e via per un tour in jeep nel deserto tra le dune e visita ai giacimenti di fossili della zona che costituiscono anche una delle poche ricchezze di quei paesini assieme al turismo.
In serata ritorno all’albergo dove siamo arrivati con la tappa, briefing usuale per la tappa del giorno successivo, cena e riposo (devo dire che lo si faceva ben volentieri) dopo ovviamente aver bevuto alcune birre Casablanca e fatto due salti in discoteca. Ormai eravamo tutti amici sia tra italiani che spagnoli e poi la nostra fama aumentava ulteriormente anche perché specie Francesco non lo si può non notare e farselo amico, italiano , spagnolo o marocchino che si sia.
Domenica mattina ore 6 come sempre sveglia per l’ ultima tappa, la più lunga, 26 km sale la tensione, io ormai dovevo cercare di difendere il secondo posto inaspettato fino a quel momento, ma anche con un distacco non tranquillizzante visto le classifiche degli anni precedenti . Francesco chiamato all’impresa vulcanica di recuperare quei circa 2 minuti dallo spagnolo dominatore della categoria.
Sapevamo di poter far bene, in quanto ci eravamo allenati bene per tenere su gare di 3 giorni consecutivi, ma come sempre si dice val più la pratica che la grammatica, non avevamo esperienza su questo terreno e la fatica iniziava a farsi sentire.
Siamo stati portati nel pieno del deserto in quanto la terza tappa prevedeva una corsa diritta per 24 km nel deserto e poi gli ultimi 2 sul letto di un fiume in secca dove la parte del leone la faceva la sabbia, al termine arrivo in una oasi.
Tre due uno , colpo di pistola e via siamo rimasti in 99, subito si capisce come la corsa si evolve, nessuno vuol prendere l’iniziativa tutti stranamente guardano cosa facciamo noi, dietro a me si piazza il terzo in classifica, al mio fianco ho Francesco ed il suo “ francobollo” Spagnolo deciso a non perderlo di vista, anche se non sa di dover fare i conti con un “siculotrentin” non comune. Decidiamo di forzare l’andatura per poter sgranare il gruppo e testare le loro gambe.
Ovviamente, visto come si metteva la gara Chema decide di salutarci e piano piano più passano i km più vediamo la sua sagoma diventare piccola davanti a noi.
A noi interessava la nostra classifica, dopo alcuni km decidiamo con Francesco di forzare ancora i ritmi, Francesco inizia a frustare seriamente il “ francobollo”, il quale inizia un po’ a perdere la colla che lo teneva legato a lui.
Dopo circa 10 km mi sono ritrovato solo come il giorno precedente, uniche persone che vedevo erano i pastori berberi ogni tanto che stavano in piedi vicini alle loro tende, qualche turista con la moto che arrivava dal deserto e passandoti vicino alzava una nuvola di polvere e le persone ai rifornimenti predisposti dall’organizzazione puntualmente ogni 4 km.
Sensazioni queste indescrivibili, me ne rendo conto sempre di più mentre scrivo, che quello che wwwvo in quel momento non riesco a raccontarlo, bisogna proprio wwwrlo. Mentre passavano i km, sentivo una sensazione di forza , mi sembrava di riuscire a dominare quel territorio e assieme vedevo quanto ero un nulla in una vastità di territorio brullo dominato solo da sabbia e sterrato a perdita d’occhio.
Mi giravo ogni tanto ma non riuscivo a decifrare chi vi era a distanza, speravo , anzi ero quasi certo che Francesco non avrebbe ceduto ormai lo conosco , speravo comunque che il “francobollo” cedesse, perché il “siculotrentin”si sarebbe meritato la vittoria della categoria per tutto quello che si era sacrificato per prepararsi per essere qui.
Ad un certo punto mi risveglio in un secondo dai miei pensieri, in quanto entro dopo due curve nel fiume e trovo la mitica sabbia di cui ci avevano parlato. Questa volta non dune ma solo un letto di sabbia alta una trentina di cm che rendeva duro correre in quanto non era compatta e se spingevi usando i piedi diventava ancora più duro perche sprofondavi, si doveva usare solo le gambe e ora la fatica si faceva sempre più sentire.
Per fortuna dopo 2 km ho visto l’oasi dove vi era posto l’arrivo e quando sono giunto al traguardo ho trovato ad attendermi Chema vincitore incontrastato della gara, mi ha dato altri 6 minuti, ma si è complimentato con me per la gara.
Mi ha fatto veramente piacere, anche se dopo alcuni minuti in cui ho gioito per il mio risultato e ripreso fiato, il mio pensiero à subito passato per il mio amico Francesco e il suo “francobollo”di cui avevo perso le tracce. Sono andato a piazzarmi sul punto più alto della duna all’entrata dell’oasi da dove si poteva vedere da lontano chi arrivava. Dopo una decina di minuti dal mio arrivo vedo in lontananza due atleti uno aveva la maglia rossa dell’Italia, guardo meglio era, inconfondibile, il “siculotrentin” berretto in testa stava arrivando, guardo meglio e quello assieme a lui era il ragazzo terzo in classifica che mi ero scollato di dosso dopo una decina di km e che Francesco era riuscito prima a passare e poi saggiamente a sfruttarlo /aiutarlo come traino per non rimanere da solo e compiere l’impresa.
Spettacolare volata finale, con Francesco che arriva 4 assoluto di tappa, assieme attendiamo fiduciosi che il cronometro faccia passare questi ultimi 2 minuti necessari per la nostra impresa, appena passati un grande cinque e un abbraccio non può mancare come i miei più sinceri complimenti a lui per una mitica impresa portata a termine.
Per la cronaca ha rifilato al “ francobollo” in questa tappa ben 10 minuti conquistando così oltre al primo posto di categoria 50/60 anni anche il 5° posto assoluto in classifica.
Per il pranzo ritorno in hotel, ovviamente non prima di esserci fermati per strada a berci una bella birra fresca in compagnia dei nostri amici italiani.
Alla sera la premiazione tutti assieme con la consegna delle medaglie e dei trofei ai vincitori e relativa festa finale a suon di birre.
Il lunedì visita alla valle delle 10.000 palme e sul monte che domina una parte del deserto dove vengono girati molti film tra gli altri anche 007 e il film Sahara, poi via per il nostro aeroporto e ritorno in Italia dopo aver soggiornato una notte a Barcellona con relativa Paiella a base di Pesce e buona birra di contorno.
Questo è un piccolo riassunto della nostra esperienza , me ne rendo conto che molte cose le ho tralasciate, perché vi sarebbe molto da dire ancora, molte emozioni da esternare, ma poi certe cose rimangono dentro chi le vive e non si possono trasmettere su carta, per cui se ci chiedete se ne vale la pena farla, da runners vi diciamo sicuramente mille e mille volte si. Poi come tutte le cose, sappiamo possono essere soggettive ma per noi ne vale la pena anche perché e seguita veramente da una ottima organizzazione.
Luca. S.
Luca Sandri 2° assoluto della gara – L’ AVDC nel deserto 😀 ecco le classifiche