Donare sangue è un gesto di solidarietà semplice e concreto.
L’Italia importa ancora sangue e derivati dall’estero.
Riuscire a raggiungere l’autosufficienza significa, soprattutto, maggiore sicurezza per gli ammalati grazie ai severi controlli sanitari previsti dalla legge italiana a tutela del donatore e del ricevente, oltre ad un rilevante risparmio economico.
AVIS VALLE DI CEMBRA nostro partner
Per noi Runner, è importante sapere, che, una donazione di sangue è un evento che il nostro fisico non può assorbire semplicemente con un cappuccino e una brioche, soprattutto se si pratica un’attività sportiva molto intensa
La domanda che spesso ci si pone è doppia: da un lato ci si chiede se il fatto di svolgere in’intensa attività sportiva può escluderlo dalla schiera dei potenziali donatori, dall’altro se il sottoporsi a prelievo può influire negativamente sulla prestazione. La risposta è positiva in entrambi i casi: il corridore può tranquillamente donare il sangue e seguendo alcune semplici regole, non avrà conseguenze riguardo alla sua attività sportiva.
La donazione consiste in un prelievo venoso di circa 400 ml di sangue (la quantità varia a seconda del peso corporeo) che corrisponde ad 1/15 dell’intera massa sanguigna circolante. Un organismo in buona salute tollera bene il conseguente calo di globuli rossi ed in condizioni di riposo non ha alcun effetto particolare. Sotto sforzo invece, soprattutto nei primi giorni dopo il prelievo, la diminuita capacità di trasporto dell’ossigeno (legato all’emoglobina dei globuli rossi) si fa sentire: il corridore si affatica più facilmente e spesso registra anche un calo significativo della prestazione.
Non è superfluo notare che l’anemizzazione da donazione non ha alcun effetto allenante: dopo la donazione, correre in condizioni di anemia temporanea determina solo un affaticamento dell’atleta ed un maggior rischio di infortunio e nessun vantaggio. Chi quindi aumenta il carico dopo una donazione, sperando di avere migliori prestazioni una volta passato il periodo di recupero, fa solo dei danni a se stesso, rischia di perdere la motivazione
Nell’arco di pochi giorni, grazie alla nuova produzione di globuli rossi, che man mano, aumentando scompaiono i sintomi dell’anemia e, ad una distanza di circa venti giorni, si può registrare un incremento della prestazione paragonabile a quello ottenuto con allenamento in quota.
Lo sportivo che intenda donare sangue intero, deve quindi mettere in atto alcune precauzioni nelle tre settimane successive alla donazione, specialmente i primi giorni:
- a) evitare sedute di carico (potenza aerobica, resistenza);
- b) evitare i lunghissimi e tutti i tipi di allenamento che comportino importanti richieste fisiche e metaboliche;
- c) non pretendere le stesse prestazioni pre-donazione: aspettarsi invece un calo del ritmo di diversi secondi a km e una maggior fatica nel completare sedute normalmnte “facili”;
- d) evitare ovviamente le gare: se la donazione e’ programmata in periodo pre-gara, meglio rimandarla;
- e) monitorare attentamente le proprie condizioni fisiche: in caso di stanchezza, calo della motivazione, sensazione che “qualcosa non va” o di qualcosa di diverso dal solito, interrompere (o rimandare, o alleggerire) la seduta;
- f) bere molto per reintegrare la perdita di volume; mangiare frutta e verdura fresche e alimenti proteici (carne, uova o, se vegetariani, verdure “ricche di ferro”)
Un’ultima regola: mentre di norma si consiglia un massimo di quattro prelievi all’anno, chi svolge intensa attività sportiva dovrebbe limitarsi a due donazioni annue per evitare l’insorgere di situazioni di anemia. Questo è particolarmente valido per il corridore – specie se donna – di lunghe distanze, soprattutto, se supera i 100 km settimanali, è sempre a rischi di avere un’anemia da carenza di ferro per l’aumentata perdita di questo elemento, specie se donna.
Un’alternativa sportiva
Nel caso si fosse in periodo agonistico, si può donare il plasma invece del sangue intero. Questo tipo di donazione ha il solo inconveniente di durare 30-40′ invece dei classici 10-15′, ma non comporta alcun deterioramento della prestazione, non alterando significativamente l’ematocrito. Inoltre, essendoci altrettanto bisogno di plasma quanto di sangue, la donazione è comunque utile.
Come unica avvertenza: idratarsi molto la giornata successiva.
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